La mia intervista su Politicamente (s)corretta

Piero Marchesi a soli 33 anni è Sindaco di Monteggio, vice Presidente dell’UDC Ticino e in corsa per il Gran Consiglio tra le fila dell’UDC per la lista “La Destra”.
Un uomo carismatico, motivato e dall’atteggiamento propositivo.
Un politico che non ha paura di dire ciò che pensa.

La Lega e l’UDC sono entrambi partiti di destra. Sostanzialmente, qual è la differenza?

La Lega non ritengo si possa definire di destra. Ha sostenuto più volte posizioni e iniziative dell’UDC per quanto riguarda temi d’immigrazione e di sicurezza e ha sposato temi come la cassa malati unica, argomento di appannaggio della sinistra.
L’UDC è il primo partito a livello svizzero e copre tutto il territorio elvetico, la Lega è presente solamente in Ticino.
L’UDC nazionale e cantonale promuovono una politica più stabile e coerente con le proprie linee direttive definite dai vari organi competenti del partito. La Lega è un movimento che, a quanto mi risulta, vive maggiormente delle singolarità dei vari individui e meno del gruppo. Nella Lega decidono i “colonnelli”, nell’UDC la direttiva e il comitato cantonale. Due organizzazioni molto differenti, tutte e due assolutamente legittime, che per fortuna spesso si trovano a combattere le stesse battaglie.

La Lega ha perso l’alleanza con l’UDC. Senza questa intesa politica, a parer tuo, rischierà il secondo seggio?

I Leghisti otterranno o perderanno il secondo seggio per meriti o demeriti loro. La Lega da 4 anni é il partito di maggioranza relativa in Consiglio di Stato e ha scoperto cosa significhi essere al Governo. Quando si é all’opposizione tutto è evidentemente più facile, in quanto puoi criticare, meglio se con delle proposte alternative, ma se comunque dall’altra parte della barricata. Quando ti ritrovi nella stanza dei bottoni, devi provare, e possibilmente riuscire (se vuoi essere coerente e soprattutto rieletto) a mettere in pratica quanto hai predicato e criticato per anni. In questo caso il gioco si fa duro e ti rendi conto che non è così semplice. In questo Cantone, dove il vittimismo e il pessimismo sono diventati gli sport nazionali (solo alcune fasce della popolazione sono giustificate a praticarlo) non trovare soluzioni è la disciplina dove vinciamo più medaglie in assoluto. Da quanti anni si discute di disoccupazione, di dumping salariale, di sostituzione sistematica della manodopera residente, di imprenditoria malsana, ecc.? Cosa è stato fatto di concreto? Nulla, o molto poco. Nel 2011 il Ticino contava 48’000 frontalieri, oggi ne abbiamo quasi 63’000, il debito pubblico in un quadriennio è aumentato di 600 milioni di franchi, la disoccupazione reale (disoccupati, assistiti e non iscritti agli URC) nel 2011 era del 6% ora sfioriamo il 10%. Un Governo bocciato su tutta la linea e con un Parlamento che segue a ruota. La colpa non è chiaramente imputabile unicamente alla Lega, in quanto il Governo è composto da 5 Ministri, ma permettetemi comunque di dichiararmi “molto deluso, anzi troppo deluso” da questa inefficienza del Consiglio di Stato!
Fatte queste riflessioni l’UDC, assieme ad Area Liberale e UDF ha deciso di correre in questa nuova compagine d’area per le prossime elezioni Cantonali, proponendosi come forza alternativa. La forza de “La Destra”. Una destra forte che non esiste più in Ticino da troppi anni e che riteniamo sia ora di valorizzarla nei consessi che più contano (Governo e Parlamento) per portare misure concrete a favore dei ticinesi, con spirito liberale in economia e conservatore nei valori. Vogliamo essere protagonisti per risolvere i problemi dei Ticinesi, in particolare per quanto riguarda il tema occupazionale, ad oggi il più importante e urgente da risolvere. Il 9 febbraio con l’UDC nazionale abbiamo vinto con l’iniziativa “Stop all’immigrazione di massa”, che porterà (se fedelmente applicata) alla risoluzione di molti problemi dei ticinesi. Con l’obiettivo di essere concreti e non imitare i soli “lanciatori di proclami”, che in Ticino sbraitano molto e concretizzano poco, abbiamo lanciato l’iniziativa Costituzionale cantonale “Prima i nostri”, per contribuire ulteriormente a trovare soluzioni concrete a problemi oramai finalmente da tutti riconosciuti.

Mi spieghi (non in “politichese”) che cosa è l’iniziativa “Prima i nostri”?

L’iniziativa lanciata dall’UDC Ticino “Prima i nostri” vuole agire sulla Costituzione cantonale mediante voto popolare, per attuare i seguenti principi (i 2 punti che reputo più importanti per l’occupazione):

  1. Preferenza indigena nelle assunzioni: a parità di condizioni, il datore di lavoro sarà obbligato a dare la precedenza di assunzione prima al residente che al lavoratore estero. Un esempio: se come datore di lavoro cercassi una segretaria – contabile, prima di assumere un frontaliere dovrò dimostrare di aver cercato un lavoratore residente, mediante ricerche presso gli uffici disoccupazione, gli URC, le persone in assistenza, ecc. Gli uffici del Cantone rilasceranno l’eventuale permesso di lavoro per un frontaliere, unicamente se vi saranno ragionevoli garanzie che in Ticino non è presente una segretaria – contabile in cerca di lavoro.
    Si tratta in pratica di ritornare alla situazione antecedente il 2002, prima dell’entrata in vigore degli sciagurati accordi bilaterali, con una procedura già attuata in passato.
  2. Lotta al dumping salariale: mediante misure quali ad esempio, la promozione dei contratti collettivi, salari minimi per categoria, ecc., implementando maggiori controlli sul territorio e applicando sanzioni importanti a chi trasgredisce.

Quali sono le tue strategie contro il dumping salariale?

Applicando l’iniziativa “Prima i nostri” si attuerebbe un tassello fondamentale nella tutela dei lavoratori ticinesi, valorizzandone le loro capacità ed evitando di anteporre il mero costo generato dalle esigenze salariali a tutti gli altri aspetti. Si devono inoltre incentivare i contratti collettivi, che sono una buona soluzione per tutelare i lavoratori, ma anche le aziende. Nel settore dell’edilizia dove lavoro, i contratti collettivi coprono la maggior parte delle professioni. Le aziende operano con condizioni salariali di base uguali per tutti (a parte qualche eccezione) con livelli salariali di tutto rispetto.
Il salario minimo, tanto elogiato dalla sinistra potrebbe essere una soluzione da applicare se si fissasse a 3’000 CHF mensili. Io stesso la sosterrei, perché è una buona base di partenza per i giovani laureati o per persone senza curriculum, che così avrebbero la possibilità di iniziare la loro esperienza lavorativa a un costo ragionevole per il datore di lavoro e con una remunerazione dignitosa. Con i 4’000 CHF proposti dall’iniziativa del PS, per fortuna bocciata dal popolo, i giovani si sarebbero visti tagliati fuori dal mondo del lavoro perché troppo cari e con poca esperienza.

Il tuo più grande successo politico?

A 18 anni venni eletto in Consiglio Comunale a Monteggio per 8 anni, per passare in seguito in Municipio. Nel 2012, convinto delle mie potenzialità e popolarità nel Comune, decisi di sfidare lo storico Sindaco che da ben 35 anni ricopriva la carica. Al momento della candidatura, una parte della popolazione ci credeva e una grande fetta mi dava perdente. Con una campagna elettorale tutta all’attacco e molto propositiva, nell’aprile del 2012, divenni Sindaco del mio Comune. La mia più grande soddisfazione non fu però quel giorno, molto bello ed emozionante, ma furono i mesi e anni seguenti, quando le persone che combatterono la mia candidatura con tutte le loro forze, una dopo l’altra si dichiararono contente di questo storico cambiamento avvenuto a Monteggio. Una bella soddisfazione perché mi ha dimostrato che davanti all’impegno e alla motivazione, anche i tuoi “nemici” possono diventare amici. Non tutti, ma molti lo sono diventati.

Sei favorevole o contrario al raddoppio della galleria del San Gottardo?

Sono favorevole al raddoppio del Gottardo con l’apertura di una sola corsia per canna, che è quanto approvato dalle Camere federali negli ultimi mesi. Sono per il rispetto della decisione del popolo (Iniziativa della Alpi) divenuta articolo costituzionale, la quale determina che non é ammesso un aumento della capacità di transito sotto il Gottardo. Un concetto che deve essere difeso.
Illudersi che si possa risanare il tunnel autostradale del Gottardo, caricando tutti i camion sulla ferrovia é però da pazzi. Per darvi alcuni dati: ogni giorno, circa 8’000 mezzi pesanti attraversano il Gottardo. Considerandone 4’000 per direzione, moltiplicati per 18 metri (lunghezza media tra autotreno e camion) creeremmo una colonna di circa 72 km. Immaginate caricare 72 km di camion sulla ferrovia? Di quanti treni necessiteremmo? Quante rampe di carico?
Un’utopia! Per intenderci, sono un fermo sostenitore del trasbordo graduale dei mezzi pesanti sulla ferrovia, ma ad oggi sappiamo unicamente che tra qualche anno Alp Transit sarà terminata, non sappiamo però minimamente come e dove caricare i mezzi sulla ferrovia.
Chi oggi dichiara che chiudere 900 giorni il tunnel del Gottardo e isolare il Ticino dal resto della Svizzera non sia un problema, non ha ben capito la portata della situazione.
Il risanamento mediante la creazione di una seconda canna, con utilizzo mono direzionale è la soluzione, anche e soprattutto per migliorare le condizioni di sicurezza che oggi sono oggettivamente precarie.

Facciamo il gioco della torre: se dovessi buttare giù un politico, chi sarebbe?

Nessuno in particolare, anche perché stimo e apprezzo anche i politici che hanno visioni politiche diametralmente opposte alle mie, purché siano coerenti e onesti. Dalla torre butterei i politici che non rispettano la volontà popolare e che fanno di tutto per non applicare quanto deciso in modo democratico dalle urne. Questo modo di agire non merita il mio rispetto perché tradisce la fiducia degli elettori. Se il controverso discorso del 1° agosto pronunciato dal Presidente del Governo, Emanuele Bertoli, si fosse tenuto sulla torre del Castelgrande di Bellinzona…

C’è un politico che ammiri?

Diversi, in epoche differenti e per svariati motivi. Winston Churchill e Margaret Thatcher per la loro capacità e freddezza nel prendere decisioni anche impopolari, Christoph Blocher per il suo fiuto politico, Oskar Freysinger per la sua determinazione e per la sua elegante irriverenza e infine Matteo Renzi per le sue impressionanti capacità comunicative (tanto da rendere il Cavaliere un apprendista). Da un mix di tutte queste persone ne uscirebbe il politico perfetto o la politica perfetta.

(fonte: Politicamente (s)corretta)