Via sicura o via crucis sulla strada?

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A dare il quadro del problema, è stato il procuratore pubblico Antonio Perugini. Dunque, un uomo di legge che, senza peli sulla lingua, poche tempo fa ha apertamente messo tutti davanti alle proprie responsabilità. In Svizzera, con i nuovi articoli di legge del progetto “Via sicura”, un automobilista a cui è stato ufficialmente appioppato il termine di pirata dalla strada rischia pene superiori a quelle comminate a pedofili e spacciatori di droga. A qualcuno sembra normale?

Fermo restando che tutte le leggi vanno sempre rispettate, ivi comprese quelle sulla circolazione stradale, forse sarebbe il caso di aprire un dibattito sulla (presunta) necessità di norme così draconiane.

Ovvio che chi circola, ad esempio a 100 km/h al posto di 50, debba essere punito severamente. Spero non ci sia bisogno di sottolinearlo. Ma che senso ha punire più duramente chi viaggia a 170 km/h in autostrada, rispetto a chi commette reati ben più gravi, quali il furto, la rapina, la violenza fisica e quella sessuale?

Perché questo astio irrazionale nei confronti di chi guida un’auto?

Nel 2012, in Svizzera, sono state inflitte 151.585 sanzioni gravi. 10.630 hanno provocato il ritiro della patente. Partiamo da questi dati. Con l’inasprimento delle pene previste dal progetto “Via sicura”, gli esperti calcolano che, in circa dieci anni, la metà dei conducenti sarà ufficialmente appioppato il termine di “criminale”.

C’è poco da interpretare. C’è qualcosa che non va.

Come se non bastasse, le nuove norme relative al superamento della velocità valgono anche per le auto della polizia, le ambulanze e i mezzi dei pompieri.

Capito bene?

Ci troviamo di fronte al rischio che i soccorsi arrivino in ritardo per timore che i conducenti dei mezzi di soccorso incappino in sanzioni. Ci mancano solo Stanlio e Ollio e il cast di “Via sicura” è al completo.

Di fronte a questi scherzi della legge, ovvio sorgano associazioni che chiedono di tornare sulla Terra. Ovvio che, anche in Ticino, nascano gruppi come l’Unione Automobilisti e Motociclisti (UAM) – di cui faccio parte – per richiamare tutti a un minimo di senso delle proporzioni.

Tutte le statistiche disponibili, dimostrano che, in Europa, la velocità non è certo la principale responsabile di incidenti gravi. Altrimenti, in Germania, dove in autostrada non vigono limiti, sarebbe strage tutti i giorni. Anzi, in questo Paese, tra il 2001 e il 2010 il numero di incidenti mortali è diminuito del 47,7%.

La differenze, lo sappiamo tutti, è fatta dalla prevenzione, dalla sensibilizzazione, dal senso civico, dal buonsenso, dalla proporzionalità tra infrazioni e pena. Non da leggi che rischiano di far finire in galera un poliziotto lanciato all’inseguimento di un rapinatore.

Ammettere i propri errori è segno di forza, non di debolezza. Che la classe politica e i legislatori, abbiano dunque il coraggio di chinarsi sul problema per partorire leggi che siano espressione di Giustizia. Non di furia cieca contro chi guida una macchina.