Formula E, un’occasione persa.

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Non è trascorso molto tempo da quando abbiamo letto l’ennesimo bollettino di guerra sull’andamento del turismo in Ticino. E gli operatori di questo settore stanno lanciando segnali d’allarme da anni, chiedendo che tutti facciano la propria parte per rilanciare ciò che, un tempo, era un fiore all’occhiello tra le offerte di questo ridente Cantone. Pensa oggi e ripensa domani, poche settimane fa Lugano aveva colto un’opportunità. Non la panacea per ogni male, certo, ma qualcosa di innovativo, curioso, moderno: la formula E. Bolidi, ma con il motore elettrico. Una perla che avrebbe dovuto solleticare l’interesse anche di chi è attento all’ambiente. E invece no. Anche questa è andata storta.

Ma di cosa ci stupiamo? In Ticino finisce sempre così. Abitiamo in una terra che ha purtroppo dimostrato troppe volte l’incapacità di guardare oltre il proprio naso. Prevale troppo spesso l’interesse personale, in questo caso elettorale, al bene comune.

Le occasioni, o si colgono al volo o le si saluta per sempre. E noi, la Formula E, in Ticino non la vedremo mai più. Eppure si trattava di un progetto che sta ottenendo interesse ovunque, che sta richiamando sempre più sponsor, che avrebbe dato visibilità internazionale a tutto il Ticino, visto che si tratta di un campionato che si svolge solo in una decina di circuiti al mondo, la maggioranza dei quali nei centri cittadini, che vede una decina di team impegnati (tra cui quello svizzero di Jarno Trulli) una ventina di piloti (tra cui Sebastien Buemi, ex pilota rossocrociato di formula 1) e che, per quanto riguarda la gara di Pechino, è stata seguita da 220 milioni di persone! Per il turismo ticinese la grande opportunità per profilarsi, ad esempio nei mercati asiatici e arabi. Insomma, con tutto il rispetto, mica il torneo di calcio della parrocchia. Invece no. PPD, PS e Verdi hanno incrociato le braccia, mettendo de facto i bastoni nelle ruote al Municipio e ai promotori. Certo, l’esecutivo di Lugano ha commesso alcuni errori. Quello più grave è stato quello di proporre qualcosa che avrebbe dato visibilità ai politici sbagliati. Imperdonabile, a pochi mesi dalle elezioni comunali, vero?

Eppure, chi amministra Lugano aveva giocato bene le carte. Aveva trovato partner importanti, ottenuto l’appoggio del Governo, di Ticino e Lugano Turismo, di SUPSI e del politecnico di Losanna. Aveva spiegato che s’intravedevano sviluppi in campo tecnologico, specie in quello delle energie rinnovabili, creazione di posti di lavoro, possibilità di creare figure professionali non ancora presenti alle nostre latitudini. Come si fa a farsi scappare una cosa del genere, in un momento economico delicato come quello che stiamo attraversando, con un Cantone che ha dei seri problemi occupazionali e che naviga sostanzialmente a vista? Meglio gettare il pargolo con l’acqua sporca? Tranquilli. Finirà nelle dolci acque del lago di Zurigo.  E vedrete che, da quelle parti, capiranno che sul treno bisogna salirci mentre passa. Non quando è già giunto a destinazione. E ancora una volta il Ticino, spiace ammetterlo, si dimostra un Cantone che quando ha la possibilità di cogliere le opportunità, preferisce giocare a ruba mazzetto.

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