Applichiamo Prima i Nostri, basta furbate.

 

FullSizeRender (002)

Intervista pubblicata sul Corriere del Ticino il 19 luglio 2017, di Gianni Righinetti

 

Il Consiglio di Stato ha detto no alla proposta di marca UDC per applicare «Prima i nostri». Nulla di nuovo sotto il sole ?

«Proprio nulla di cui rallegrarsi. Il Governo si è opposto in campagna in vista del voto, non ha concretizzato la volontà dei cittadini delegando e sganciando una patata bollente su un Parlamento di milizia e ora, di fronte a una proposta forse perfettibile, ma frutto di molto lavoro, si permette di fare l’arrogante. Nulla di nuovo”.

La motivazione è ferma e chiara: la legge d’applicazione da voi avanzata non rispetta il diritto superiore. Di fronte a questa realtà come reagite ?

«È la solita scusa ed è sempre la stessa solfa. Per me il diritto superiore è l’articolo 121a della Costituzione federale voluto dai cittadini il 9 febbraio 2014. Questo dice che vanno reintrodotti i contingenti, la preferenza indigena e i tetti massimi in materia di immigrazione. Ed è paradossale che il Governo dice sì alla preferenza indigena nel pubblico e nel parapubblico, mentre dice no nel privato. Se reggesse la loro teoria del diritto superiore dovrebbe valere per tutti i settori senza distinzioni. Evidentemente quando si vuole solo dire no, ogni scusa è buona”.

Ma intanto la garanzia federale non è stata ancora data dal Consiglio federale e le Camere non si sono ancora espresse. L’Esecutivo invita a rispettare la tempistica e i procedimenti previsti. Dove stà il problema?

«Il pragmatismo mi fa dire che quando arriverà la garanzia la proposta di applicazione della legge dovrebbe essere già pronta. È paradossale: si chiede alla politica di essere meno dispersiva e più concreta e chi sta in Governo agisce in maniera opposta. Questa è una presa in giro dei cittadini e io non seguo questo perverso gioco. La realtà è che questo modo di agire, come lo è stato per il 9 febbraio, è tendenzioso. Faccio presente che in meno di dieci mesi siamo giunti a una soluzione, perché noi vogliamo fare in modo che la volontà popolare non finisca in fondo a un cassetto. Le difficoltà del mondo del lavoro in Ticino sono una realtà, noi ci stiamo adoperando per tentare qualcosa di meglio, non a parole ma con i fatti. Altre soluzioni sul tavolo non se ne vedono”

Il 58% di coloro che il 25 settembre 2016 si sono espressi hanno detto sì a «Prima i nostri». La volontà popolare è sufficiente per dire che il Governo doveva chiudere un occhio e dare via libera alla vostra iniziativa?

“Gli Accordi bilaterali ci sono perché la Svizzera li ha votati a più riprese. Il Ticino ha sempre detto no, accogliendo poi l’iniziativa contro l’immigrazione di massa e Prima i nostri. Di fronte a questi dati dico basta a chi continua a tergiversare e afferma che il popolo non ha capito, che il titolo era fuorviante e che le intenzioni erano altre. I margini di manovra vanno sfruttati, se poi dovessero esserci delle incompatibilità con il diritto superiore lo diranno i giudici. Che ora il Governo voglia anche rivestire il potere giudiziario, lo trovo inquietante”.

Però il Consiglio di Stato qualche soluzione settoriale avanzata dalla Commissione coordinata da Gabriele Pinoja per l’applicazione della preferenza indigena l’ha accolta. Questo è utile ma non sufficiente?

“Abbiamo sempre detto che Prima i nostri andava applicata mattone dopo mattone. Per fare in modo che se uno presentava dei difetti, ci sarebbero stati gli altri a sorreggere l’impalcatura. Il Governo dice che i mattoni del settore pubblico e parapubblico vanno bene, la legge d’applicazione no. Sarebbe già un passo in avanti, ma sarebbe mettere in atto un inganno. Non è quanto hanno chiesto i cittadini. Io dico basta a queste furbate. Non vogliamo però essere arroganti e per questo abbiamo presentato un’iniziativa generica. Se c’è chi è più bravo o ritiene che così non vada bene, può proporre delle modifiche”.

Lei ha affermato che è mancato il coraggio. Si spieghi meglio?

“Facciamo un esempio concreto. L’iniziativa Salviamo il lavoro in Ticino dei Verdi l’ha presa in mano l’Esecutivo senza esitare. Perché Prima i nostri no? Due pesi e due misure? Forse perché il tema è difficile e ha preferito mandare avanti altri. Questo comportamento, sottovalutato, lo reputo molto grave dal profilo istituzionale, ma ai partiti di Governo fa comodo chiudere entrambi gli occhi”.

E cosa ne dice dei lavori della Commissione su Prima i nostri?

“Il lavoro è stato fatto in maniera seria e in sintonia. Solo Henrik Bang del PS si era distanziato dalla legge d’applicazione. Sottolineo che l’hanno firmata UDC, Lega, PLR, Verdi e PPD. Ora, per contro registro un fuggi-fuggi – vedi Ghisla del PPD, che ritiene le proposte inutili anche se da lui sottoscritte o addirittura elaborate – segno che forse i partiti stanno richiamando all’ordine i propri parlamentari. Non mi resta che stare ad osservare e vedere quanti si rimangeranno la parola data. Certamente lo segnaleremo puntualmente, il cittadino deve sapere se c’è chi fa il doppiogioco. Sembra di rivedere il film del 9 febbraio. Mi preme ricordare una frase del presidente Fiorenzo Dadò a Piazza del Corriere: “Voi presentate e portate delle proposte, noi le avalleremo”. Confido ora nella sua coerenza.”

Ora la palla passerà al Parlamento. Cosa si attende?

“Che si assuma le sue responsabilità e applichi quanto deciso dal popolo sovrano.”

Per chiudere il cerchio e fare finalmente piena chiarezza manca però ancora un tassello. L’iniziativa per abbattere la Libera circolazione delle persone, che azzopperebbe però gli Accordi bilaterali. Siete pronti?

“Certo. Entro fine anno ci sarà il testo definitivo e poi si partirà con la raccolta delle 100.000 firme necessarie. Questa, assieme a quella sui Giudici stranieri, è certamente la madre di tutte le battaglie”.

Ma lei è davvero convinto che senza la Libera circolazione la Svizzera e il Ticino possano trarre vantaggi?

“Non importa tanto il mio parere, quanto i dati. Dall’entrata in vigore dell’accordo abbiamo registrato un raddoppio dei frontalieri e un importante aumento delle persone residenti senza lavoro. Significa che il modello che stiamo rincorrendo è sbagliato e crea molti problemi. Come dice Christoph Blocher c’erano già aziende che esportavano prima dell’avvento della Libera circolazione, lo faranno bene anche dopo.”

Quante firme si attende di raccogliere in Ticino?

“15.000 sarebbe un grande successo e indicherebbe che in Ticino il tema è sentito in maniera importante”.

E da chi conta di ricevere una mano?

Da tanti, tantissimi. Politici e semplici cittadini. Tutti coloro che hanno promesso e rassicurato di condividere. La Lega ovviamente, ma molti PLR, PPD e Verdi si sono esposti per fare questo passo. Ora saranno chiamati a tirare fuori la testa, coloro che hanno sempre detto che la Libera circolazione è uno dei mali del Ticino. Nei prossimi mesi costituiremo un comitato di sostegno per la raccolta firme e per la campagna di voto. Tutti potranno farne parte.”