Giudici stranieri: Persa una battaglia ma non la guerra.

Patto-yLa votazione sull’Autodeterminazione per l’UDC si è rivelata una sconfitta, inutile negarlo. Lo è però anche per quei cittadini svizzeri che vedono nella democrazia diretta la massima espressione di libertà e responsabilità di un popolo. Domenica 25 novembre la Svizzera ha fatto un passo in più verso la standardizzazione europea che è quotidianamente perseguita dai partiti di centro e dalla sinistra, con l’obiettivo di uniformarci il più possibile ai canoni della grande e sgangherata famiglia europea. Vincere questa battaglia era molto difficile visti gli schieramenti in campo. Da una parte l’UDC che ha lanciato l’iniziativa, dall’altra tutti i partiti, il Parlamento, il Consiglio federale, l’economia, i sindacati, i grandi manager stranieri, i media e più di 100 associazioni che rappresentano molti interessi, non necessariamente quelli del popolo. La narrazione biblica di Davide contro Golia è evidentemente difficile da riprodurre e ne abbiamo avuto conferma. Vi è il sentimento che gli oppositori non abbiano tanto voluto bocciare l’iniziativa dell’UDC, ma piuttosto combattere a priori il partito che l’ha proposta. La conferma di questa affermazione l’ha fornita la rappresentante di Economiesuisse la sera stessa del voto, la quale si è detta soddisfatta dell’alleanza creata tra l’economia, i partiti di centro e la sinistra perché ha permesso di rifiutare la proposta del nemico, l’UDC. Ha poi proseguito dicendo che sono pronti a combattere anche le prossime proposte che giungeranno dal nostro partito. Gaber si chiedeva simpaticamente cosa fosse la destra e la sinistra. Se fosse ancora presente oggi potrebbe appurare che la sinistra si allea volentieri con l’economia e i grandi manager stranieri per mettere il bavaglio al popolo. Senza vergognarsi questi manager stranieri hanno più volte affermato che la democrazia diretta svizzera sarebbe d’intralcio per i loro affari, perché sono ben abituati in Europa dove basta accordarsi con i politici e i funzionari per continuare a fare i loro affari. Il popolo in Svizzera è un ostacolo per le multinazionali, la sinistra e i partiti di centro contribuiscono a spianare loro la strada. Il popolo ha però deciso e bisogna accettare questa volontà anche se non piace. Persa una battaglia non vuol dire rinunciare alla guerra. L’UDC continuerà questa lotta per la sovranità e l’indipendenza della Svizzera, soprattutto per evitare una oramai non più tanto remota adesione all’UE. Ringrazio le cittadine e i cittadini che hanno sostenuto questa iniziativa, in particolare in Ticino, dove si sono dimostrati più sensibili al tema. L’UDC c’è e non molla, confidiamo però sul loro sostegno.