«L’UDC è una certezza nel centrodestra mentre le forze storiche vanno a sinistra»

Cinque anni fa Piero Marchesi assumeva la presidenza dell’UDC Ticino, partito che nel frattempo ha conquistato più seggi in Parlamento. Una chiacchierata a tutto tondo: dalla Lega ai presidenti di PLR e PPD.

Cinque anni alla presidenza dell’UDC, quale il suo bilancio?
«Molto positivo, sono un presidente felice. Alle elezioni cantonali abbiamo aumentato il gruppo in Gran Consiglio da 5 a 7 membri, a quelle federali abbiamo raddoppiato la nostra presenza, con un seggio al Nazionale e uno agli Stati. Con Marco Chiesa abbiamo ottenuto la presidenza del partito nazionale. Il partito è finalmente un punto di riferimento per molti ticinesi che chiedono una forte politica di destra a favore di residenti, ceto medio e PMI».

Sui social ha scritto di avere dato «una nuova impronta al partito». Siete più UDC di prima?
«Significa che comunichiamo molto di più e meglio, siamo più presenti nelle Istituzioni con rappresentanti a livello comunale, cantonale e federale. La nuova impronta l’abbiamo data anche a livello organizzativo, con i coordinatori regionali, un segretariato professionale che ora sostiene molto di più la mia attività da presidente, ma anche il gruppo in Parlamento e la comunicazione in generale».

Nel suo primo lustro alla testa del partito sembrate aver scardinato il complesso d’inferiorità nei confronti della Lega. Condivide?
«Ho sempre ritenuto la Lega un alleato e non un avversario. La dimostrazione l’abbiamo avuta con il mantenimento dei due seggi in Consiglio di Stato e la conquista del seggio al Consiglio degli Stati. Se ci fossimo presentati separati avremmo perso entrambi. Per questo dobbiamo continuare a collaborare sui temi che abbiamo in comune e intensificare le sinergie a tutti i livelli. Nella maggior parte dei Comuni ticinesi anche alle prossime elezioni, UDC e Lega correranno compatti e questo a tutto beneficio di una politica che pensa anche a livello comunale prima ai ticinesi».

La domanda delle domande è sempre: in Ticino c’è spazio per due forze come Lega e UDC, o siete un po’ la stessa cosa?

«L’UDC è il primo partito a livello svizzero, la Lega seppur realtà consolidata è presente solo in Ticino. Entrambi possiamo approfittare delle peculiarità dell’altro e fare in modo che la nostra area possa diventare sempre più rappresentativa. Per farlo è necessario ragionare sull’attuale organizzazione, così da essere più efficaci e poi, soprattutto, stimolare gli elettori delle due ali di destra di PLR e PPD a unirsi a noi per rendere più efficace la nostra azione. L’importante aumento di consensi dell’UDC alle ultime elezioni cantonali e federali si è reso possibile anche perché questi hanno preferito l’UDC al loro partito originario. La Lega deve trovare un nuovo equilibrio così da frenare l’emorragia di voti, noi possiamo invece acquisirne dei nuovi dalle molte persone di centrodestra del Cantone, che seppur ancora troppo ancorate ai partiti storici soffrono l’evidente ed ineluttabile spostamento a sinistra dei loro partiti attuali».

La vostra presenza in Gran Consiglio è un po’ sibillina: fiancheggiatori della Lega alle elezioni, ma poi vi autodefinite un partito d’opposizione. La contraddizione appare evidente…
«Facciamo esattamente quello che facciamo a Berna. Lì siamo partito di Governo, ma non rinunciamo a fare opposizione e a criticare anche duramente i nostri consiglieri federali. Quando il Governo in modo collegiale porta avanti temi e progetti che noi non sosteniamo, lo diciamo in modo chiaro. Questa cultura di essere al Governo, ma anche di fare opposizione critica, in Ticino è purtroppo un tabù. Il nostro gruppo in Gran Consiglio fa un ottimo lavoro ed è oggi un punto di riferimento importante per tutto il Parlamento cantonale».

La durata in carica dei presidenti si sta dimostrando sempre più corta, è un mestiere fatto di tanti sacrifici e poche soddisfazioni?
«Quella del presidente di partito è di solito la prima testa che cade quando si perdono le elezioni. Ho la fortuna – e spero anche un po’ il merito – di aver sino ad ora ottenuto ottimi risultati».

Lei in Ticino, Marco Chiesa a livello nazionale, entrambi deputati a Berna, amici e soci anche professionalmente parlando. Le interazioni, alla fine, non sono eccessive tra voi due?
«Con Marco ho un ottimo rapporto di stima e amicizia. Ci confrontiamo, ci critichiamo, abbiamo una visione comune della politica e anche della vita. Questo ci ha portato a fare molto assieme e a ottenere ottimi risultati politici e lavorativi. Infatti dallo scorso anno siamo co-titolari di Ticiconsult Sagl, una fiduciaria commerciale che dà già lavoro a tre collaboratori rigorosamente residenti».

I quattro anni canonici del primo mandato sono già passati, segno che intende proseguire?
«Il mio mandato avrebbe dovuto terminare a marzo dello scorso anno. La pandemia ha in pratica deciso di prolungare questa mia esperienza, che comunque vorrei continuare per un secondo mandato».

Marchesi e gli altri presidenti cantonali: con chi ritiene di avere più affinità e dialogo per costruire qualcosa assieme?
«L’UDC da anni propone una serie di misure in favore dei residenti, del ceto medio e delle PMI, ma dai partiti di centro riceviamo quasi sempre picche. Peccato perché si dicono disponibili a ridurre la burocrazia e le imposte, a voler preferire la manodopera residente e a impegnarsi per ridurre il debito pubblico, ma poi alla fine mancano sempre le maggioranze per dar seguito ai buoni propositi. Visto che devo scegliere tra un presidente e considerando che la Lega ne è sprovvista, ne scelgo due: Alessandro Speziali e Fiorenzo Dadò, persone che stimo ma che vorrei collaborassero di più su questi temi».

Alle prossime cantonali l’UDC potrebbe essere sufficientemente matura per dare vita a una sua lista per il Governo per tentare il colpaccio?

«All’appuntamento mancano ancora due anni. Noi continuiamo a impegnarci e a lavorare, poi speriamo di poter giocare un ruolo importante, che comunque vogliamo esprimere su una forte lista d’area con la Lega e l’UDF».

Fonte: Corriere del Ticino