Torniamo a gestire la pandemia con razionalità riaprendo le attività economiche.

I dati relativi alla pandemia Covid-19 sono in netta diminuzione rispetto alle ultime settimane. A inizio novembre la Svizzera registrava più di 100 casi su 100’000 abitanti giornalieri, oggi ne contiamo tra i 10 e i 20. Il tasso di riproduzione (Re) – che indica la media di persone che viene contagiata da una persona infetta – a inizio novembre era all’1,7, ora è sceso a meno dello 0,8. A inizio anno gli ospedali erano sovraccarichi, ora la media d’occupazione è del 70%, così come i reparti di terapie intensive. Nelle scorse settimane diversi nosocomi del paese hanno smobilitato interi settori Covid-19 per mancanza di malati e hanno finalmente ripreso a esercitare con una certa normalità.

Studi scientifici dimostrano che per combattere la pandemia a lungo termine non servano i Lockdown, necessitano piuttosto misure puntuali. Certo, il confinamento nel breve periodo aiuta a diminuire i contagi, ma poi considerando che non si può chiudere tutto per sempre, bisogna adottare altre strategie. A lungo termine sono più efficaci le misure di distanziamento, la disinfezione e il porto delle mascherine negli ambienti chiusi, oltre alla protezione dei gruppi a rischio. La maggior parte dei decessi è avvenuto tra persone con più di 80 anni e in presenza di malattie pregresse. È chiara quale debba essere la priorità della politica: proteggere seriamente queste persone evitando di rinchiudere in casa tutte le altre.

Alain Berset ha recentemente indicato di voler mantenere le misure attuali oltre la fine di febbraio – addirittura fino a luglio o agosto – a dimostrazione che il Consiglio federale ha completamente perso l’oggettività, sottovalutando il danno che una decisione simile provocherebbe a cittadini e aziende. Questa sciagurata prospettiva è la conseguenza alla disastrosa azione del Dipartimento di Berset, che si è distinto per la mancanza dei vaccini, il fallimento dell’App “Swiss Covid”, la mancata volontà di effettuare test a tappeto sulla popolazione e il rifiuto sistematico di attuare qualsiasi controllo sanitario alle frontiere.

La recente decisione del Consiglio federale di voler aprire solo i commerci a partire dal 1° marzo e di tenere chiusi i ristoranti fino a data da definirsi, non da molta speranza a un settore fortemente in difficoltà.

Il virus sarà tra noi ancora per diversi mesi, ma non è chiudendo le attività economiche e limitando eccessivamente la libertà delle persone che lo sconfiggeremo. Si torni dunque a gestire la crisi con razionalità e lungimiranza, a vaccinare con maggior intensità i gruppi a rischio e a lasciar lavorare chi lo può fare in sicurezza. Eviteremmo così un disastro economico – sociale che soffriremo per il prossimo decennio.