30 anni dallo storico No allo Spazio Economico Europeo (SEE)

Saluto di Piero Marchesi alla festa Pro Svizzera del 2 dicembre 2022, Albisgütli (ZH) 

Sono particolarmente felice di essere qui questa sera con voi per festeggiare questa importante ricorrenza. A 30 anni dalla storica decisione del popolo svizzero che rifiutò l’adesione allo Spazio Economico Europeo (SEE) – un primo passo che avrebbe poi portato in modo quasi naturale all’adesione all’Unione Europea (UE) – possiamo confermare che il popolo vide molto più lontano della politica federale.

Anche se sono passati 30 anni tutti noi ricordiamo la ridicola frase di un Consigliere federale che, commentando il voto popolare lo qualificò con “c’est une dimanche noire”, prospettando un futuro cupo e incerto per la Svizzera.

In verità fuori da questa organizzazione la Svizzera ha vissuto per decenni prosperità e pace e i vari scenari apocalittici prospettati da chi, in modo diretto o indiretto tramava per asservire il nostro paese a questa organizzazione, vennero facilmente sconfessati.

Se il popolo svizzero ebbe la possibilità di abrogare la decisione della politica di aderire allo Spazio Economico Europeo, lo dobbiamo a due fattori ben precisi:

Il primo è quello di poter beneficiare della Democrazia diretta, unica e vera arma di potere del popolo, che in questa occasione utilizzò in modo fondamentale e che ci dimostra quanto sia importante difenderla con ogni mezzo;

Il secondo ha un nome e un cognome e si chiama Christoph Blocher. Senza di lui, verosimilmente, saremmo oggi membri dello Spazio Economico Europeo e di conseguenza parte dell’Unione Europea. Nel 1992 ero bambino, avevo poco più di 11 anni, ma ricordo piuttosto bene quell’episodio. Rammento soprattutto i visi cupi e addirittura disperati dei sostenitori dell’adesione alla SEE. Un momento che da semplice giovane cittadino ricordo con emozione, qualcun altro non avrà ancora digerito la pesante sconfitta. Quell’episodio ha certamente contribuito affinché più tardi, nel mio piccolo, decidessi anch’io di impegnarmi per il mio paese.

Abito in un Cantone, il Ticino, che sta vivendo le conseguenze della non applicazione dell’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa” approvata dal popolo il 9 febbraio 2014. In questo caso il popolo ha deciso e la politica, in modo vergognoso e deliberato, ha rifiutato l’attuazione. Con l’avvento della Libera circolazione, cioè dagli inizi degli anni 2000 ad oggi, il numero di lavoratori frontalieri è quasi triplicato. Erano 30’000 nel 2000, sono quasi 80’000 oggi. Una situazione drammatica che ha portato il numero dei lavoratori stranieri in Ticino a superare quello dei lavoratori svizzeri e i nostri giovani sono oramai costretti a “scappare” in Svizzera interna per trovare un lavoro.

Questo ci dimostra quanto sia importante batterci per il rispetto della volontà popolare, di contrastare le derive della politica che ambisce a renderci sempre più “eurocompatibili” per rendere sempre meno complessa un’adesione all’Unione europea. Quella stessa politica che invece di concentrarsi sui temi fondamentali preferisce rincorrere le mode dell’ambientalismo estremo e delle inutili politiche gender.

Con il sostegno dei media, la politica trama per ridurre la democrazia diretta a mero esercizio folcloristico, a squalificare la nostra neutralità per compiacere gli organismi multilaterali e per confinare la nostra sovranità e indipendenza a valori vuoti e insignificanti.

Signore e signori, cari patrioti, è giunto il momento per rivendicare la nostra storia, le nostre origini, di combattere per quello in cui crediamo e per valorizzare quanto di buono ci hanno lasciato i nostri padri e madri: un paese libero, neutrale e sovrano. Facciamolo per noi, facciamolo per i nostri figli e per le future generazioni. Ci ringrazieranno per permettere loro di vivere nel paese che noi amiamo.

Evviva la Svizzera, evviva Pro Svizzera!