Cambiamo ORA!

(Intervista pubblicata su La Regione – 3 marzo 2023)

«Non credo che scappare col pallone in mano al primo sondaggio che non piace sia un gesto di particolare responsabilità. I nostri elettori si aspettano che venga rafforzata l’area di destra, che si faccia politica e che si parli dei temi fondamentali per il Cantone: per me, dunque, nulla è cambiato nell’approccio a questa elezione». È più sereno che seccato il presidente cantonale dell’Udc Piero Marchesi quando, a colloquio con ‘laRegione’ in una pausa dei lavori del Consiglio nazionale, risponde alle nostre domande sul secondo attacco ricevuto dagli alleati leghisti nella corsa al Consiglio di Stato. Quelli che il capogruppo in Gran Consiglio della Lega ha affidato alla trasmissione ‘Detto tra noi’ su Teleticino mercoledì sera – “l’Udc non ricambia i voti”, ha commentato provando a dare risposte al suo essere dietro Marchesi nel primo sondaggio Rsi –. E sull’alleanza con l’Udc: “Siamo ormai alle pistolettate”. Sorridendo, per carità. Però il dato è che, si diceva, questo è il secondo attacco dopo le parole di Claudio Zali a inizio febbraio, sui leghisti che devono votare solo i leghisti nella lista.

Marchesi, da parte vostra non sarà cambiato nulla. Ma gli attacchi della Lega sembrano più verso avversari politici che verso compagni di lista. Come ha reagito ascoltando le parole di Bignasca?

Queste uscite sono incomprensibili. Ricordo a lei, Bignasca, Zali, come pure a tutti i lettori, che l’accordo con la Lega è stato approvato all’unanimità dai rispettivi gremi. Più di un anno fa mi sono incontrato con i Consiglieri di Stato e i capigruppo per una prima riflessione, e al nostro dire che avremmo fatto una campagna per puntare a un seggio in governo, la risposta di Claudio Zali fu “candidate chi volete, io non temo nessuno”. Mi chiedo cosa sia cambiato e il perché di questi attacchi, forse sono solo la testimonianza che stiamo facendo un buon lavoro e che la popolazione apprezza la nostra serietà e la chiarezza delle nostre argomentazioni. Detto ciò, continuo però a non capire l’attuale atteggiamento.  Da una parte si sottoscrive un accordo che prevede di difendere due seggi di destra in Governo – non necessariamente due leghisti – e si conferma la volontà di allargare la rappresentanza dell’area in Parlamento, dall’altra si continua a sparare sull’alleato in questo caso perché un sondaggio non va come auspicato. Si faccia campagna sui temi e si smetta di fare i capricci.

Lei parla di temi, ma anche sui temi Bignasca. è andato all’attacco. Come sul ‘Decreto Morisoli’, che non rivoterebbe.

Nemmeno questa affermazione riesco a spiegarmi. Non è più un tema dell’Udc o del fronte borghese, ma appartiene alla democrazia del nostro Cantone. Il popolo ha deciso di risanare le finanze agendo sulla spesa e i politici devono prenderne atto, Governo in primis. Mi è dispiaciuto sentire il Consigliere Zali affermare a più riprese e, mi permetta, in modo sprezzante, che la decisione popolare è solo aria fritta, lo stesso vale anche per ciò che ha detto Bignasca l’altra sera. Resto convinto che la Lega sia ancora ben intenzionata a continuare su questa ragionevole rotta.

Bignasca ironicamente, ma non si fa fino a che punto, ha detto che a livello di alleanza ormai siete ‘alle pistolettate’. Per lei invece? Dal fronte Udc qual è il vostro sentimento?

Sono sereno, la stessa serenità la vedo nel mio partito. Abbiamo una parola sola e siamo convinti che questa alleanza debba essere consolidata e continuare anche in futuro. Siamo in campagna, abbiamo deciso di fare una lista molto forte per il Consiglio di Stato e la competizione interna va accettata. Ripeto, lasciamo da parte i sondaggi e prendiamoci la responsabilità di portare delle risposte alle esigenze dei ticinesi.

Lei e il vostro partito non avete mai detto di puntare al seggio di Claudio Zali, ma tutti pensano sia così. È una partenza ad handicap, capirà…

Ha fatto tutto lui instaurando una logica di contrapposizione tra noi due. Una competizione che accetto con piacere vista la differenza di vedute sui diversi temi. L’Udc deve avere l’ambizione di entrare in governo, ma la scelta compete agli elettori e a nessun altro. A differenza di Zali, che ha una visione eccessivamente ambientalista e statalista, io preferisco lasciare più libertà ai cittadini, non tassarli con qualsiasi scusa, non imporre divieti, stimolando, al contrario, dei comportamenti virtuosi. Noi spingiamo sul cambiamento, in svariate occasioni avrei agito altrimenti ed è qui proprio il bello di questa lista variegata. Gli elettori possono scegliere quale personalità sostenere alle urne.

Se non riusciste a entrare in Consiglio di Stato dopo aver detto più volte che è un vostro chiaro obiettivo, per voi sarebbe una sconfitta?

Per me è importante condurre una buona campagna, essere sul territorio, incontrare gente, discutere del Ticino e far capire ai cittadini cosa può fare l’Udc in Governo per migliorare la loro qualità di vita. Se vorranno darmi fiducia sarò ben lieto di impegnarmi con entusiasmo, possibilmente con un gruppo parlamentare rafforzato. Non temo di prendermi delle responsabilità e di renderne conto. Se non sarà così prenderò atto della decisione. Rispetto profondamente la nostra democrazia.

A un mese dal voto su cosa intendete spingere maggiormente a livello di campagna?

Vogliamo focalizzarci sugli obiettivi, non su capricci, sondaggi o polemiche che lasciano il tempo che trovano. Vogliamo far capire ai cittadini l’importanza di un Udc in governo. Se ci fosse stato negli ultimi anni, il Consiglio di Stato non avrebbe così facilmente rinunciato all’applicazione di ‘Prima i nostri’. Non avrebbe lasciato campo libero a Bertoli di far rientrare dalla finestra ‘La scuola che verrà’, che il voto popolare aveva spazzato via. Non avrebbe congelato le molte iniziative fiscali utili ai cittadini e alle piccole e medie aziende. E non avrebbe permesso di gonfiare l’amministrazione pubblica con oltre 640 nuovi dipendenti assunti negli ultimi anni. E infine sulla gestione del problema lupo non sarebbe rimasto così passivo negando una risposta a contadini e allevatori. Toccherà al popolo decidere se le nostre ricette sono valide: 800 giovani lasciano il Ticino ogni anno e non tornano più indietro, il salario mediano ristagna, anzi diminuisce, il malessere sociale cresce, e chi vuol fare è strangolato dalla burocrazia mentre la spesa esplode, così come tasse e balzelli. Noi siamo pronti a fare la nostra parte, siamo pronti a cambiare, ora.