Lupo, si passi dall’ideologia alle soluzioni per chi vive del proprio lavoro nel settore primario

La popolazione di lupi in Svizzera sta crescendo in modo impressionante e fuori controllo. Nel 2022 in Vallese e nei Grigioni sono stati rilevati 145 lupi, in Ticino i numeri effettivi sono contradditori, ma si stimano in diverse decine, anche da noi in pieno aumento. I danni causati a contadini e allevatori sono impressionanti e stanno mettendo in pericolo l’esistenza di molte attività del settore primario, che presto potrebbero decidere di gettare la spugna.

La legge federale, ancorata alla disastrosa Convenzione di Berna, che di fatto rende il lupo quasi intoccabile, è stata recentemente allentata dalle Camere federali. Alcuni Cantoni, tra cui Vallese e Grigioni, si sono presi un margine d’apprezzamento all’interno della legge, ordinando diversi abbattimenti, il che non è stato il caso per il Ticino, che fino a poche settimane orsono preferiva difendere il già ultra difeso lupo, piuttosto che chi, ogni giorno rischia del suo sugli alpeggi e nelle aziende agricole.

Il lupo è recentemente giunto ai margini dei paesi e non solo quelli di montagna, ma è stato avvistato addirittura al piano. La minaccia è evidente, il pericolo per gli animali da reddito pure, oramai non ha più paura dell’uomo. Presto potrebbe verificarsi un attacco ad animali domestici, o peggio ancora, a bambini piccoli che giocano nel giardino di casa. Allora grideremmo allo scandalo.

Non è più una questione di contrapposizione filosofica tra chi vorrebbe lasciar crescere i lupi in modo incontrollato e chi, invece, vorrebbe eliminarli nuovamente, si tratta di una pura questione di buon senso. A che scopo sostenere l’agricoltura di montagna e gli allevatori con aiuti finanziari sulla produzione, se poi non limitiamo il lupo che il loro lavoro glielo compromette? Che senso ha investire così tanti soldi nel sostenere la produzione indigena, per poi sprecarne altrettanti per risarcire gli allevatori per le predazioni dal lupo? I partigiani della difesa ad oltranza del lupo dovrebbero svestirsi dei panni ideologici e recarsi una volta a parlare con un allevatore o un contadino di montagna. Capirebbero che il lupo con le attività dell’allevamento di montagna sono difficilmente conciliabili, a maggior ragione se non si è disposti a fare dei compromessi, che i contadini e gli allevatori hanno già fatto investendo forze e risorse nel costruire recinti e nell’impiego di cani di protezione. Si agisca e subito, per trovare delle soluzioni nel quadro giuridico attuale, prima che sia troppo tardi, evitando che chi oggi lavora nelle zone periferiche abbandoni le attività.